Attenzione!

Questa pagina è vietata a coloro che non hanno domande,  è vietata a coloro che non hanno sete, quindi fuori tutti quelli senza desideri, fuori tutti quelli che si sentono a posto, pieni, sazi, che non hanno nulla da rimproverarsi, non è per voi se siete in questa condizione di pienezza, se invece avete sete e siete rosi e presi da grandi desideri restate, c'è qualcosa per voi.

 

Fermiamoci un attimo e ciascuno di noi legga dentro di sé: Ho questi desideri? ho questa sete? c'è qualcosa di insaziabile che rimane anche quando mi sembra di aver raggiunto un obiettivo?

Immensamente è... Dio

LA RICERCA RAZIONALE

Dio esiste?

Blaise Pascal,è stato un matematico fisico, filosofo e teologo francese vissuto tra il 1623 e il 1662.

I primi lavori di Pascal sono relativi alle scienze naturali e alle scienze applicate. Contribuì in modo significativo alla costruzione di calcolatori meccanici e allo studio dei fluidi. Egli ha chiarito i concetti di pressione e di vuoto per ampliare il lavoro di Torricelli. Pascal scrisse importanti testi sul metodo scientifico. A sedici anni scrisse un trattato di geometria proiettiva e dal 1654 lavorò con Pierre de Fermat sulla teoria delle probabilità  che influenzò fortemente le moderne teorie economiche e le scienze sociali.

Questa premessa è importante per contestualizzare i suoi ragionamenti e riconoscere in essi un solido pensiero filosofico con basi di pensiero scientifico.

La filosofia di Pascal ha come centro la profonda analisi della condizione umana, in rapporto alla verità divina rivelata dal Cristo.

L’uomo che si confronta con Dio deve superare un primo dubbio: Dio esiste o non esiste?

E’ diventato famoso il suo ragionamento per dimostrare che l’unica scelta sensata è credere all’esistenza  di Dio.

la scommessa di Pascal

La scommessa è così descritta da Pascal:

 

« Se c'è un Dio, è infinitamente incomprensibile, perché, non avendo né parti né limiti, non ha nessun rapporto con noi. Siamo, dunque, incapaci di conoscere che cos'è né se esista...

...“Dio esiste o no?” Ma da qual parte inclineremo? La ragione qui non può determinare nulla: c'è di mezzo un caos infinito. All'estremità di quella distanza infinita si gioca un giuoco in cui uscirà testa o croce. Su quale delle due punterete? Secondo ragione, non potete puntare né sull'una né sull'altra; e nemmeno escludere nessuna delle due.

Non accusate, dunque, di errore chi abbia scelto, perché non ne sapete un bel nulla. “No, ma io li biasimo non già di aver compiuto quella scelta, ma di avere scelto; perché, sebbene chi sceglie croce e chi sceglie testa incorrano nello stesso errore, sono tutte e due in errore: l'unico partito giusto è di non scommettere punto”.

Sì, ma scommettere bisogna: non è una cosa che dipenda dal vostro volere, ci siete impegnato. Che cosa sceglierete, dunque? Poiché scegliere bisogna, esaminiamo quel che v'interessa meno. Avete due cose da perdere, il vero e il bene, e due cose da impegnare nel giuoco: la vostra ragione e la vostra volontà, la vostra conoscenza e la vostra beatitudine; e la vostra natura ha da fuggire due cose: l'errore e l'infelicità. La vostra ragione non patisce maggior offesa da una scelta piuttosto che dall'altra, dacché bisogna necessariamente scegliere. Ecco un punto liquidato. Ma la vostra beatitudine? Pesiamo il guadagno e la perdita, nel caso che scommettiate in favore dell'esistenza di Dio. Valutiamo questi due casi: se vincete, guadagnate tutto; se perdete, non perdete nulla. Scommettete, dunque, senza esitare, che egli esiste.

“Ammirevole! Sì, bisogna scommettere, ma forse rischio troppo”. Vediamo. Siccome c'è eguale probabilità di vincita e di perdita, se aveste da guadagnare solamente due vite contro una, vi converrebbe già scommettere. Ma, se ce ne fossero da guadagnare tre, dovreste giocare (poiché vi trovate nella necessità di farlo); e, dacché siete obbligato a giocare, sareste imprudente a non rischiare la vostra vita per guadagnarne tre in un giuoco nel quale c'è eguale probabilità di vincere e di perdere. Ma qui c'è un'eternità di vita e di beatitudine. Stando così le cose, quand'anche ci fosse un'infinità di casi, di cui uno solo in vostro favore, avreste pure sempre ragione di scommettere uno per avere due; e agireste senza criterio, se, essendo obbligato a giocare, rifiutaste di arrischiare una vita contro tre in un giuoco in cui, su un'infinità di probabilità, ce ne fosse per voi una sola, quando ci fosse da guadagnare un'infinità di vita infinitamente beata. Ma qui c'è effettivamente un'infinità di vita infinitamente beata da guadagnare, una probabilità di vincita contro un numero finito di probabilità di perdita, e quel che rischiate è qualcosa di finito. »

(Blaise Pascal, "I Pensieri", 233)

 

Pascal comincia presentando una situazione dove sia l'esistenza che l'inesistenza di Dio non possono essere provate dalla ragione umana. Dunque, supponendo che la ragione non può determinare la verità tra due alternative, è necessario "scommettere" considerando la scelta più conveniente. L'assunto pascaliano è che esistendo, stiamo già vivendo la scelta: l'uomo infatti è costretto a scegliere tra il vivere come se Dio ci fosse e il vivere come se Dio non ci fosse, e nessuno può rifiutarsi di prendere una posizione, poiché il non voler scegliere è già una scelta negativa.

La decisione saggia è scommettere sull'esistenza di Dio, in quanto "se vincete, guadagnate tutto; se perdete, non perdete nulla", e cioè che mentre in caso di perdita si perderanno soltanto dei beni "finiti" (che sono, per Pascal, i piaceri mondani), vincendo, si guadagnerà quel piacere infinito costituito dalla beatitudine eterna. La scommessa appare già ragionevole nel momento in cui si tratti di una vincita finita di poco superiore alla posta, ma essa diventa tanto più conveniente quando la vincita è infinita ed infinitamente superiore alla posta. In sintesi, in un gioco dove è necessario scommettere e in cui vi sono uguali probabilità di vincere o di perdere, rischiare il finito per guadagnare l'infinito ha evidentemente convenienza massima.

Ha ancora senso nell'epoca contemporanea riprendere il ragionamento di Pascal? Secondo me sì, come punto di partenza per effettuare quel salto che permetta -tramite cio' che sembra utile, che è sempre la migliore motivazione che spinge l'essere umano - di  passare dal concreto all'astratto, per spingersi alla conoscenza di Dio.

Questo chiedere dell'uomo: "Se ci sei...." è l'apertura di un dialogo che nasce come bisogno ancestrale presente nelle culture di tutti i tempi della storia.

Il travaglio esistenziale è riassunto benissimo in una canzone che Raf presenta al Sanremo del 1991: Oggi un Dio non ho. Un’invocazione sofferente “sono morto anch’io se oggi un Dio non ho …chissà dove sei, negli abissi miei ti ritroverò”,

Una ricerca che si fa sempre più pressante ed urgente come testimonia la canzone di Luciano Ligabue Hai un momento Dio?, contenuta nell’album Buon compleanno Elvis (1995), che lui stesso definisce una preghiera. “Sento un grande bisogno di credere. La mia canzone è una piccolissima, umile, modesta, esortazione a Dio a manifestarsi, a darmi qualche risposta a domande che non credo di porre solo io”.

 

Dalla, come molti d’altronde, ha sepolto nel passato la sua vena contestatrice e provocatoria e si è trovato a consacrare e legittimare la presenza e le ragioni di Dio nel mondo come nel brano Inri.

"Bisogna considerare che una gran parte di cantautori crede in Dio ma non sopporta l’istituzione terrena che lo rappresenta"

dice Roberto Vecchioni in un articolo di Avvenire "Cantautori a tu per tu con Dio"

Il tema del divino, anche in un cantautore come Eugenio Finardi, diviene il senso del vivere. Non ha il coraggio di dargli un nome, ma ne ammette l'esistenza nella canzone presentata a Sanremo 2012 non scritta da lui ma che sicuramente sente sua: 

 

Qual'è il percorso per riconoscere quel Divino che non osa chiamare Dio:

"conosco l'amore Io, che ho visto come te Dritto in faccia il dolore"

è questo che infine  rende Finardi come te che lo chiami Dio, e a dire il vero in queste parole si raggiunge il profondo insegnamento dell'essenza del Dio cristiano, rivelato da Gesù, Dio Amore che riconosci attraverso il dolore della Sua croce e della tua croce che chiede di portare a chiunque vuole seguirlo.